Le Interviste agli opinion leaders del settore.
Bruno Fabbri, Direttore Tecnico e Project Manager dell’opera del Bisagno da 160 milioni.
D.E.: Direttore ci può raccontare del progetto del “Bisagno”?
B.F.: Il progetto del Bisagno, appaltato dalla presidenza del consiglio dei ministri tramite la struttura commissariale presieduta dal presidente della Regione Liguria e dall’ATI composto da ReseArch consorzio stabile (di cui sono Direttore Tecnico), Manelli impresa, Amec, e D’Agostino Costruzioni Generali, è un’opera che ha particolari caratteristiche di complessità che richiedono competenze ingegneristiche di altissimo livello. Pur non essendo un’iniziativa di un valore comparabile a quelle attualmente in campo appaltate da FS, ha una valenza particolarmente impegnativa che la pone in cima alla graduatoria delle opere complesse. Il progetto prevede la realizzazione di una galleria e di uno sbarramento sul torrente Bisagno che consenta di intercettare le piene convogliando parte della portate, circa 400 metri cubi al secondo, direttamente a mare, evitando l’allagamento dell’area Costiera di Genova interessata da quel torrente che nel passato ha causato danni e vittime. Schematicamente il progetto consiste nella realizzazione di una opera di presa sul Torrente Bisagno e di una galleria di circa 7 km, che trasporterà l’acqua delle piene in uno “Scolmatore” , parzialmente immerso nel mare dove vengono recapitate anche le piene del torrente Fereggiano. L’opera di presa consiste in uno sbarramento sul torrente Bisagno che consente il normale transito dell’acqua in condizioni ordinarie e tramite un sistema di paratoie mobili, al superamento di una portata critica, canalizzi l’acqua dentro una galleria, dal punto di vista costruttivo lo sbarramento sarà realizzato in calcestruzzo La particolarità di questo progetto sta nel fatto che i lavori dovranno essere realizzati in ambiente Urbano fortemente antropizzato e densamente abitato, per questa ragione è previsto quindi un sistema di monitoraggio degli edifici sotto cui verrà realizzato il tunnel. Operando In ambiente urbano, particolare attenzione è riservata agli aspetti ambientali sia in termini di emissioni di anidride carbonica (Co2) che di interferenze con del traffico locale. I lavori sono in fase di avviamento con una durata di circa tre anni e la direzione dei lavori sarà seguita dal raggruppamento temporaneo di imprese capitanato da Rocksoil, che si era aggiudicata la progettazione esecutiva.
D.E.: Ci racconti la sua esperienza in Strabag Italia dove è stato ex consigliere delegato e direttore tecnico per più di 15 anni e dell’opera della Mestre-Ravenna-Orte.
B.F.: Ricordo con soddisfazione la “Mestre-Ravenna-Orte”. La E7 poi E45 è parte del corridoio Roma Varsavia, un corridoio europeo definito dagli accordi post-bellici, la realizzazione è avvenuta nella tratta Ravenna Orte dal 1955 al 1990 ed è stata oggetto di permanenti adeguamenti in corso tutt’oggi. Nel 2000 un gruppo di proponenti guidati da Vito Bonsignore, elaborarono un progetto per la realizzazione della tratta Mestre- Ravenna e l’adeguamento della tratta Ravenna Orte, in project-fianancing , il progetto, per un valore di 7 miliardi di euro prevedeva la realizzazione a nuovo della prima tratta e l’adeguamento della Ravenna–Orte, l’insufficienza dei ricavi da pedaggi e altre problematiche di carattere politico strategico, fecero di fatto naufragare l’iniziativa, il progetto poi è stato fatto proprio dall’ANAS. Attualmente la tratta Ravenna-Orte è in manutenzione, senza modifiche geometriche e nella zona di valico le difficoltà sono tali da creare interferenze che durano da anni. Ovviamente la realizzazione di una infrastruttura così importante valorizzerebbe tutti i territori costieri del nord-est e dell’Emilia Romagna, dando respiro anche all’Umbria, di cui la E45 è l’unica via di penetrazione, sottraendo traffico alla A1
D.E.: Qual è la sua opinione sul futuro italiano e relativo sviluppo dei lavori pubblici, dall’alto della sua esperienza con una opinione anche sul PNNR?
B.F.: Per quanto riguarda il futuro prossimo delle opere pubbliche le suddividerei in tre comparti e senza considerare le fibrillazioni generate dalla riqualificazione del patrimonio abitativo privato (110%):
1) Ordinaria e straordinaria manutenzione;
2) Grandi opere appaltate da committenti pubblici, FS, Anas, grandi riqualificazioni ambientali (Ilva di Taranto) e porti;
3) Opere di competenza di enti pubblici non ministeriali, Regioni, Comuni e loro consorzi e altri enti di secondo livello.
Appare evidente, che oltre alle forme di finanziamento ordinario ci dovrà essere il massimo impegno da utilizzare i fondi del “Recovery Plan” senza dimenticare che i progetti, di qualsiasi ente, devono rispondere a requisiti particolari (transizione verde, digitalizzazione ecc.). Non esaminiamo i primi due punti, l’ordinaria manutenzione fa parte della normale programmazione con fondi derivanti dalla fiscalità, mentre le grandi opere progettate dai committenti istituzionali, ancorché affrettatamente presentate, alla comunità europea, sono o saranno adeguati ai requisiti di ammissibilità comunitaria. Le opere di cui al punto tre riguarderanno invece una molteplicità di investimenti in tutti i settori, Turistico (riqualificazione di edifici pubblici di pregio), Energetico (riqualificatine delle fonti di produzione idroelettriche e di accumulo), Digitale (digitalizzazione del patrimonio pubblico e degli deifici ), Scolastico ( adeguamento degli edifici in termini strutturali, di miglioramento energetico e Digitale), Sanitario (ospedali e residenze per anziani dotati strumenti e servizi innovativi). Una riflessione finale sul ruolo dei consorzi in questo particolare periodo, le poche grandi imprese italiani (per ora gli stranieri guardano al nostro paese con curiosità e circospezione) sono fortemente impegnate nei grandi recenti appalti, le piccole e medie imprese sono indaffarate nei lavori privati del “super bonus” 110, per tutte queste ragioni ritengo che i consorzi, che hanno nei loro principi istituzionali, il compito di qualificare i loro consorziati, sia nel loro sviluppo imprenditoriale che nel coordinamento dei rapporti con la pubblica amministrazione, possano rivestire un ruolo istituzionale, valorizzando in questo modo il capitale umano che sarà, in questo periodo schizofrenico, sempre può rarefatto.
A cura di Ing. Danilo Esposito